Frank Wolff

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Frank Wolff e Ennio Balbo nel film Sequestro di persona (1968)

Walter Frank Hermann Wolff (San Francisco, 11 maggio 1928Roma, 12 dicembre 1971) è stato un attore statunitense.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a San Francisco, in California, da una famiglia di origini tedesche, Wolff era figlio di un medico della Bay Area, dal carattere irrequieto e dalle idee politiche radicali, che lo crebbe con un'educazione anti-conformista. Interpretò numerosi film italiani nel corso degli anni sessanta dove si propose come attore duttile e capace. Era buon amico di Monte Hellman, che lo diresse in Beast from Haunted Cave (1959), nel suo primo ruolo di spicco. Roger Corman, con il quale lavorò in diverse pellicole alla fine degli anni cinquanta, gli suggerì di trasferirsi in Europa, pensando vi avrebbe trovato maggior successo.

In Italia fu lanciato da Francesco Rosi, che lo volle per il suo Salvatore Giuliano (1961) e gli affidò il ruolo di Gaspare Pisciotta, luogotenente del bandito. Dopo aver partecipato al film Le quattro giornate di Napoli (1962), ottenne il primo ruolo da protagonista, probabilmente tra i più significativi della sua carriera, quello di Galeazzo Ciano ne Il processo di Verona (1962), diretto da Carlo Lizzani. Nel 1967 ricoprì il ruolo del villain Bill Sant'Antonio nel film Dio perdona... io no!, prima pellicola in assoluto della coppia Bud Spencer-Terence Hill come protagonisti. Nel 1968 fu tra gli interpreti di C'era una volta il West, capolavoro di Sergio Leone. Nel 1970 Wolff interpretò il ruolo dell'ex medico Duca Lamberti nel film poliziesco La morte risale a ieri sera di Duccio Tessari, tratto dal romanzo I milanesi ammazzano al sabato di Giorgio Scerbanenco. Lavorò successivamente in un'altra pellicola tratta da un'opera di Scerbanenco, Milano calibro 9 (1972), in cui ebbe il ruolo del commissario di polizia, e in Quando le donne persero la coda (1972).

Wolff si suicidò a Roma il 12 dicembre 1971, tagliandosi la gola nel bagno di un residence, a pochi passi dall'hotel Hilton. Da tempo vittima di una profonda crisi depressiva, l'attore era separato dalla moglie Alice Campbell, che viveva come lui a Roma. Secondo un'ipotesi, Wolff si sarebbe ferito una prima volta con una lametta di rasoio; cadutagli di mano la lametta, l'attore ne avrebbe presa una seconda, con la quale si sarebbe reciso la carotide. Questa seconda ferita provocò un'anemia cerebrale che lo portò alla morte in breve tempo[1]. Un'amica austriaca ventiquattrenne rinvenne il cadavere, e si ipotizzò che l'amore non corrisposto per la giovane potesse aver contribuito al gesto fatale di Wolff, già sofferente di esaurimento nervoso da diverso tempo, dopo che la moglie lo aveva lasciato per un altro uomo.

Filmografia parziale[modifica | modifica wikitesto]

Frank Wolff con Silvana Mangano nel film Il processo di Verona (1962)

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

Televisione[modifica | modifica wikitesto]

Doppiatori italiani[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il suicidio di Frank Wolff, su archiviostorico.unita.it, L'Unità, 14 dicembre 1971. URL consultato il 22 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  2. ^ Una tromba d'oro su YouTube

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